Capire cosa succede
I bambini, come tutti gli individui, solitamente reagiscono alle stimolazioni ambientali e agli eventi in modo tale da adattarsi. Provare tristezza per un evento triste, sentirsi in colpa quando ci si rende conto di aver fatto qualcosa che non va bene, provare paura quando ci si sente minacciati significa esperire emozioni e stati d’animo in risposta a quello che succede per poi attivare dei comportamenti che permettano di adattarsi al contesto e/o di modificarlo.
È molto importante, in quest’ottica, distinguere tra i diversi stati d’animo che possono variare in base alle specifiche esperienze come quelli descritti sopra e quelli che sono riconoscibili come veri e propri sintomi o difficoltà che perdurano nel tempo, e che possono compromettere le normali attività quotidiane, causando sofferenza nel bambino.
In presenza di cambiamenti significativi e/o difficoltà nel ciclo di vita della famiglia (trasferimenti, lutti, problemi scolastici, difficoltà familiari, per fare qualche esempio), i bambini possono manifestare sintomi che si protraggono nel tempo e mostrare un disagio in una o più aree di funzionamento. In queste situazioni i sintomi più comuni sono: difficoltà nelle funzioni primarie (regolazione del sonno, nutrizione ed evacuazione), disregolazione dell’umore e/o del comportamento (umore triste, scarso desiderio di stare con gli altri, rabbia, comportamenti dirompenti), disturbi correlati all’ansia (ansia da separazione, mutismo selettivo, paure).
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– Possibili Terapie
La ricerca e la letteratura da molti anni concordano sul fatto che la psicologia ed il comportamento del bambino debbano essere compresi considerando le connessioni tra l’equilibrio intrapsichico e l’equilibrio interpersonale.
Quando l’utilizzo degli abituali meccanismi di compenso non è sufficiente per elaborare le esperienze di vita complesse e/o traumatiche, i sintomi possono essere un mezzo per mantenere una relazione con gli adulti di riferimento affinché essi continuino a garantire cura e protezione. Per questo motivo, nel percorso di cura, è essenziale facilitare la costruzione di un clima di condivisione emotiva e di un rapporto collaborativo con i genitori, cioè i principali alleati nel processo terapeutico.
In quest’ottica il sintomo può essere metaforicamente assimilato al dito che indica la luna: si guarda il sintomo (il dito) per migliorare il benessere del bambino ma si guarda anche la luna per capire cosa significa quel sintomo in relazione allo stato emotivo del bambino.
Alcuni elementi, al di là delle tecniche specifiche, sono ritenuti cruciali nella strutturazione di ogni intervento con i bambini: l’alleanza terapeutica e la cura dello spazio relazionale. L’alleanza terapeutica si fonda su alcuni elementi che sono comuni a tutti gli approcci terapeutici: condivisione tra terapeuta e paziente degli obiettivi da raggiungere con l’intervento, accordo rispetto ai compiti specifici di ciascun membro della relazione terapeutica, costruzione di un legame interpersonale caratterizzato da sentimenti positivi reciproci.
– Possibili figure professionali da interpellare
Per gestire i sintomi emotivi e/o comportamentali problematici nei bambini è consigliato rivolgersi a professionisti specializzati nel trattamento delle persone in età evolutiva proprio perché i sintomi nel bambino devono essere letti, compresi e interpretati all’interno di una cornice più ampia, che include cioè lo stadio di sviluppo e la fase del ciclo di vita del bambino e della famiglia.
– Strumenti di auto-valutazione
Considerata la molteplicità dei sintomi e la variabilità con cui si manifestano in età evolutiva, lo strumento di valutazione più appropriato è il colloquio clinico. Il professionista di riferimento può poi proporre altri strumenti di valutazione sulla base di quanto emerso nel colloquio.