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Bene come il sale

Il nome del Centro riporta la parola “Alas” che in greco vuol dire “sale”. Si tratta di una parola che richiama l’importanza essenziale del sapere, dell’ingegno e della saggezza. Un granello di sale è umile e poco appariscente, ma in realtà è necessario per la buona riuscita di un piatto saporito, così come di un’idea, di un progetto. D’altronde, avere del “sale in zucca” vuol dire possedere doti di raziocinio e capacità di giudizio, e “non sapere né di sale né di pepe” vuol dire essere poco interessanti, insignificanti, appunto “insipidi”. Allo stesso tempo il sale era, in antichità, simbolo di accoglienza e amicizia, di alleanza incorruttibile. Il significato simbolico del sale si ritrova anche in una favola di Italo Calvino, di cui proponiamo la lettura:

Bene come il sale (liberamente tratto da: Fiabe italiane, Italo Calvino, ed. Oscar Mondadori)

C’era una volta un Re, che aveva tre figlie e tre troni: uno bianco dove sedeva quando era contento, uno rosso per i giorni così e così e uno nero che sceglieva quando era veramente in collera. Un giorno si sedette sul trono nero e chiese alle sue tre figlie: “Quanto mi volete bene?”. La maggiore rispose: “Ti voglio bene come il pane!” e il Re ne fu compiaciuto; la mezzana rispose: “Ti voglio bene come il vino!” e il Re ne fu rasserenato, ma la terza rispose: “Ti voglio bene come il sale!” e il Re si infuriò tanto che voleva ucciderla. La Regina capì che c’era da correre ai ripari: nascose la figlia in un grande candelabro e lo vendette al mercato. Il candelabro, per fortuna, fu comprato da un Principe, che appena vide la principessa saltare fuori se ne innamorò e la volle sposare. Quando la madre del Principe si fece raccontare la storia della principessa saltata fuori dal candelabro, ebbe compassione di lei e decise di aiutarla. Volle invitare ad un grande banchetto tutti i regnanti dei paesi vicini, tra cui anche genitori della principessa, ma nel piatto del Re diede ordine di non mettere nemmeno un granello di sale. Il Re masticava, masticava, ma i piatti erano così insipidi che era difficile mandare giù un solo boccone! In quel momento gli tornarono in mente le parole della figlia e gli prese un rimorso, un tale dolore che ruppe in lacrime e raccontò alla Regina sua ospite cosa aveva fatto. Allora la Regina si alzò e andò a chiamare la ragazza. Il padre corse ad abbracciarla, pianse di felicità e gli parve di resuscitare. Così celebrarono le nozze tra la principessa e il principe.

Nel complesso e talvolta faticoso cammino che la persona fa per ritrovare una dimensione libera il più possibile dal disagio psicologico, il Centro si pone l’obiettivo di offrire dei “granelli di sale” partecipando al verificarsi dell’arricchimento personale, sociale e culturale dei propri pazienti.