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Agorafobia: il ruolo dell’accompagnatore 

In alcuni disturbi di ansia, il soggetto che ne soffre può richiedere la presenza di un accompagnatore per lo svolgimento delle proprie attività quotidiane. La persona può sentire di non essere in grado, senza qualcuno che la accompagni e le sia di sostegno, di recarsi al supermercato o compiere in auto il tragitto per andare a lavoro oppure prendere un autobus. Per chi la riceve, tale richiesta può risultare strana o poco comprensibile, specialmente per la percezione di dover compiere quello che potrebbe sembrare un semplice atto di presenza, senza il quale la persona che soffre di ansia può anche rinunciare ad uscire di casa. Queste richieste di accompagnamento possono comportare una ri-organizzazione della routine quotidiana tutt’altro che semplice e diventare fonte di attriti e contrasti relazionali con partner e familiari, che possono oscillare tra fermi rifiuti e riluttanti assensi.

La presenza di un accompagnatore risulta particolarmente ricercata nei casi di agorafobia, si tratta cioè di un disturbo d’ansia caratterizzato dalla paura di trovarsi in situazioni dalle quali sarebbe difficile o imbarazzante sottrarsi o ricevere aiuto in caso di bisogno. Così, chi soffre di agorafobia, può temere di stare in luoghi affollati o trovarsi in un ingorgo nel traffico o in fila allo sportello della posta oppure dover prendere autostrade o attraversare ponti o viadotti o ancora essere costretto in luoghi da cui non è facile uscire come essere per esempio seduti nella parta centrale della fila delle poltrone di un cinema. Di fronte alla possibilità di dover affrontare queste situazioni nel futuro prossimo, la persona può sperimentare una forte preoccupazione, nota come ansia anticipatoria.

A fronte di queste preoccupazioni, la possibilità di essere accompagnato da un’altra persona può risultare rassicurante, rendendo tollerabile l’ansia di trovarsi in un determinato ambiente o situazione. L’accompagnatore (amico, partner o familiare), svolge in questo caso il ruolo di compagno accompagnatore e viene percepito come un potenziale soccorritore in caso di bisogno. Ciò permette quindi a chi soffre di agorafobia di esporsi a situazioni potenzialmente fonti di ansia, senza avere eccessiva ansia. Tuttavia, se da un lato l’accompagnatore può consentire al soggetto di mantenere una funzionalità quotidiana e affrontare situazioni altrimenti evitate, dall’altro l’agorafobico continua a non verificare di poter affrontare la stessa situazione con le proprie forze, aspetto questo che mantiene elevata l’ansia.

Nel superamento di questo disturbo, risulta particolarmente indicata dalla letteratura la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che attraverso un approccio di esposizione graduale e calmierata alle situazioni temute (eventualmente con la collaborazione di chi è stato eletto a compagno accompagnatore) ed un lavoro psicologico sulle preoccupazioni del soggetto, permette di interrompere i fattori psicopatologici che mantengono questo disturbo d’ansia.