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Cybercondria: quando ricercare informazioni per la salute diventa un problema di salute

Alzi la mano chi non ha mai ricercato un’informazione online riguardo la propria salute. Internet ha messo a disposizione una grande mole di informazioni e la salute, come tutti gli altri settori, è diventata destinataria di divulgazione e di ricerca di informazioni. Enti e istituzioni hanno dedicato sforzi e risorse per sfruttare il canale del web ai fini di sensibilizzare la popolazione su rischi o buone pratiche per la salute. Allo stesso tempo, questo ambito presenta potenziali rischi.  Malattie, sintomi, farmaci o più generiche prescrizioni mediche possono diventare oggetto di un controllo; per una verifica, per curiosità, per dare giusto una “sbirciatina” prima di tornare dal proprio medico. Come ormai sappiamo, anche questa pratica che sembra innocua può risultare nociva, dal momento che le informazioni ottenute non sono sempre verificabili o attendibili e necessitano di competenze specifiche per poter essere comprese, contestualizzate e tradotte in indicazioni mediche appropriate. Oltre a questi rischi generali e trasversali, la ricerca online di informazioni sulla propria salute può costituire  un problema. Gli studiosi hanno coniato il termine “cybercondria”, un neologismo che deriva dall’unione delle parole “cyber” e “ipocondria”. Con questo termine viene fatto riferimento a ripetute ricerche online di informazioni sulla propria salute, associate ad una forte ansia a riguardo. In questo senso si tratta di una vera e propria forma d’ansia nel momento in cui la ricerca diventa persistente ed eccessiva, difficile da controllare, genera dubbi sempre maggiori e preoccupazioni sempre più grandi, interferendo così con la qualità della vita della persona. L’individuo spesso inizia la ricerca online per ottenere una rassicurazione circa la propria condizione medica, trovandosi poi esposto ad una disparata serie di informazioni che possono essere in contraddizione tra loro. Le informazioni così ottenute possono alimentare pensieri catastrofici e salti alle conclusioni su patologie ben più gravi, lasciando la persona preda di una forte ansia e incertezza.

La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta una forma di intervento psicologico, verificato in letteratura, per valutare il problema presentato e strutturare un efficace piano di intervento.

Newby JM, McElroy E. The impact of internet-delivered cognitive behavioural therapy for health anxiety on cyberchondria. J Anxiety Disord. 2020 Jan;69:102150. doi: 10.1016/j.janxdis.2019.102150. Epub 2019 Oct 31. PMID: 31739276.

Starcevic V. Cyberchondria: Challenges of Problematic Online Searches for Health-Related Information. Psychother Psychosom. 2017;86(3):129-133. doi: 10.1159/000465525. Epub 2017 May 11. PMID: 28490037.

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Preoccupazioni per la salute

È esperienza comune e diffusa quella di preoccuparsi riguardo a sensazioni o sintomi fisici: di fatto a molti sarà capitato almeno una volta di mettersi in ascolto di sensazioni corporee più o meno dolorose, per captarne l’evoluzione e decidere il da farsi.

Tuttavia quando la preoccupazione per la propria condizione di salute diventa intensa, duratura e non si placa a fronte di accertamenti medici rassicuranti, allora potrebbe trattarsi di un disturbo d’ansia; il disturbo d’ansia da malattie.

In questa condizione si ha una costante e sproporzionata preoccupazione per la salute, che può portare la persona ad un evitamento sistematico di ambienti medico-ospedalieri e di informazioni riguardanti malattie (nel tentativo di non innescare relativi timori e rinunciando allo stesso tempo alla possibilità di disconfermarli) oppure alla ricerca continuativa di pareri e visite mediche (in un alternarsi di momentanea rassicurazione e successiva ricomparsa del timore). In questo secondo caso, un ruolo importante può avere la ricerca online di informazioni mediche: quando questa strategia viene adoperata in modo massiccio e persistente, alcuni autori parlano di cybercondria. Questo tipo di comportamento aumenta di fatto la probabilità di interpretazioni catastrofiche delle proprie sensazioni fisiche, espone la persona ad informazioni multiple, contraddittorie e a volte false, promuove un rimuginio ansioso e un’attenzione ancorata al corpo.

Come si può desumere da quanto fin qui descritto, il disturbo d’ansia da malattie vede presente sia una componente cognitiva (interpretazioni catastrofiche di sensazioni o sintomi fisici effettivamente presenti) sia una componente comportamentale (ricerca e/o evitamento di informazioni e rassicurazioni): questi due aspetti tendono a rinforzarsi vicendevolmente mantenendo quindi attiva la preoccupazione e rendendo ininfluenti eventuali informazioni positive circa il proprio stato di salute.
La terapia cognitivo-comportamentale permette di affrontare questo disturbo d’ansia, intervenendo sia sulla componente cognitiva che su quella comportamentale in modo collaborativo con il paziente.